Gare: 4^ tappa di qualifica U9-U21 circuito area macrosud

E anche questa fatta! Questi giorni e l’energia di oggi sono stati un vero e proprio elettroshock. Si è da poco conclusa la gara e possiamo dire, che non è stata solo una competizione, ma un’epifania di emozioni.
La gioia di vedere i ragazzi divertirsi e la grande famiglia della Macroarea Sud oltre a vedersi sparutamente in falesia oggi era di nuovo riunita per la quarta tappa delle gare di qualifica. Adrenalina per i blocchi. Siamo stati con il fiato sospeso fino agli ultimi secondi di ogni atleta, abbiamo esultato con loro e accusato i duri colpi che i blocchi tracciati da Luciano e Manni hanno ripetutamente assestato, spesso senza pietà. La concentrazione di tutti, dagli atleti nello studiare i blocchi agli allenatori, alle famiglie e agli amici venuti. Solo la musica di Andrè è riuscita a ricordarci che era per tutti un’occasione di partecipare ad una grande festa, e infine, la determinazione, la lealtà e la perseveranza dei ragazzi, ragazzini e bambini dovrebbe esserci stata da monito ed esempio per tutti.
Non sono mancati momenti di sfida all’interno dell’area di isolamento, in cui i ragazzi hanno indetto un fantaclimb della giornata per chi sarebbe riuscito a chiudere il blocco denominato postumo: Invictus.
I blocchi
I primi tre blocchi si presentavano come un susseguirsi di sfide, una serie di ostacoli pensati per mettere a dura prova non solo la forza fisica, ma anche la determinazione mentale. Erano blocchi infimi, situati in posizioni scomode e apparentemente progettati con un pizzico di sadismo. Le prese erano ruotate per essere più scivolose e le dita spesso fredde facevano molto male. Le zone proibite, delineate dal nastro nero, rendevano la situazione ancora più frustrante, mentre i cambi di piede obbligavano i ragazzi a stringere fino al loro limite le prese, già piccole e sottili. Come in un labirinto di specchi questi blocchi amplificavano la sensazione di disorientamento, ma i ragazzi hanno dimostrato che il top era alla portata, e la determinazione a continuare, il più delle volte, ha ripagato.
Il quarto boulder è stato ribattezzato “blocco di sblocco” perché era qui dove ai ragazzi veniva chiesto di uscire definitivamente dal turbinio di pensieri e malumori collezionati in particolare sul blocco numero 2. Blocco di sblocco si presenta un monolite in strapiombo con uno stile di arrampicata abbastanza omogeneo e costante lungo tutta la parete. La prima sezione, dinamica e apparentemente giocosa, richiedeva uno slancio audace verso destra. Una danza di coordinazione che ha fatto spesso sussultare il nostri cuori lasciandoci ad ogni tentativo senza fiato.
Il volume a seguire ingannava l’occhio, e infatti, come spesso accade, gli atleti non notavano la presina nascosta della zona, posizionata dietro il grande volume che potevi conoscere solo se l’avevi vista da terra prima di partire; così molti, proseguivano verso il top con un’illusione di successo e un tentativo talvolta perso. Il top, però, era una generosa tasca comoda, potremmo definirla un’oasi di serenità dove i ragazzi riprendevano fiato ed estasiati esultavano di gioia come se avessero conquistato il mondo.
Il blocco “Invictus” non era semplicemente un ostacolo, ma un monumento alla sconfitta. Il nome ironicamente scelto, era un riflesso della sua natura e della cattiveria dei suoi creatori. Nessuno è mai riuscito a completarlo. Un dedalo di prese svase verdi e gli atleti come tentacoli si avvolgevano sui loro corpi in un’estenuante danza con la parete. La partenza necessitava di un folle salto dal materasso, per portare i piedi in posizioni impossibili, e poi una serie di rilanci uno dopo l’altro; là, dove la gravità sembrava quadruplicarsi, trasformando ogni movimento in una sfida a sé.
Un gota della gara, silenzioso e implacabile. Un vivo promemoria dei propri limiti come “sfida eterna”.
Gli ultimi due blocchi rappresentano il finale risolutivo. Posizionati su una parete di placca appoggiata erano molto delicati. Era fondamentale concentrarsi e pensare a se stessi. Ogni millimetro era fondamentale per rimanere in equilibrio e per il passo successivo. Sono serviti: coraggio, determinazione, perseveranza e pazienza.
Il blocco 7 e il blocco 8 hanno chiuso un ciclo di blocchi che hanno insegnato tanto agli atleti, ma ancor di più a noi che eravamo li a guardare e giudicare, alle famiglie e ai semplici passanti. Ci hanno ricordato la bellezza e l’eleganza di questa disciplina e dei valori importanti per la vita di tutti i giorni. Ce ne andiamo stanchi ma con un grande senso di pace.
Info e contatti
Per ulteriori informazioni di carattere organizzativo è possibile scrivere all’indirizzo email: sudestclimb@gmail.com • Locandina • Banner social

